6 ottobre 2020 | Graziano Giacani
“Donne, è arrivato l’arrotino!”
Viviamo un momento particolare, tante certezze sono meno concrete di prima e abbiamo cambiato forzatamente abitudini e modi di fare: pensate ad esempio al rapporto con i nostri spazi in pieno lockdown, dove per qualche settimana abbiamo guardato la piazzetta sotto casa come una meta lontana da raggiungere. In questo nuovo scenario, la comunicazione può essere un mezzo non solo per annunciare la disponibilità della nostra attività commerciale o produttiva, come da sempre fa l’arrotino, ma può essere il tramite per esprimere il nostro ruolo sociale nel nuovo contesto che ci circonda. L’occasione è quella di non essere solo un’offerta commerciale o imprenditoriale ma contribuire in modo concreto a far parte della comunità a cui vogliamo appartenere. Domandarsi qual è il pezzettino dell’ingranaggio nella nostra società, che siamo in grado e che vogliamo fare è il primo passettino per non ripartire nel mondo post-Covid con promozioni e messaggi pubblicitari, ma con azioni concrete che raccontano la nostra visione oltre il prodotto o servizio. Potrebbe essere anche un ruolo piccolissimo ma che comunque contribuisce a ricreare una socialità ancora in costruzione. Per farlo dobbiamo partire dal cuore della nostra identità d’impresa e quella delle persone che ci lavorano, mettendo al centro la loro passione e il loro saper fare.
Sotto lockdown mi hanno molto colpito gli spot Barilla dove il nuovo mood mediterraneo del brand, sottolineato anche dal sirtaki in sottofondo, è stato rimpiazzato da un forte concetto di italianità con il ritorno alla musica storica di Vangelis che nel nostro immaginario è legata al concetto di famiglia italiana, un ritorno alle origini che ho interpretato come la voglia della marca di sentirsi ancora più parte della propria gente.
Più recente il messaggio della Ferrero con il nuovo packaging Nutella, dove a caratteri cubitali grida “TI AMO ITALIA” sopra ad immagini mozzafiato del Bel Paese.
Per fare questo cambiamento non serve essere un’enorme multinazionale: credo che chiunque possa dare il suo contributo in base alle sue possibilità e al suo raggio di azione. Ad esempio, come agenzia abbiamo sviluppato con la palestra Koru di Santa Maria Nuova, in provincia di Ancona, una strategia alternativa alla classica campagna per l’inizio della stagione e l’apertura delle iscrizioni. L’obiettivo era proprio quello di mettere al centro la passione per lo sport dei titolari e degli istruttori, all’interno del nuovo contesto post-Covid nel loro territorio costituito da tanti piccoli paesi immersi nella campagna marchigiana distanti qualche chilometro l’uno dall’altro. Una distanza che nella routine giornaliera è stata vissuta dagli abitanti come tempo necessario per gli spostamenti lavorativi o familiari. La clausura forzata per l’emergenza sanitaria durante la primavera ci ha fatto riflettere proprio sulla bellezza di quei paesaggi e su come renderli partecipi nel quotidiano.
Così nasce “Forma in armonia”: sagome alte 3 o 4 metri che raffigurano atleti, ballerini e ginnasti che, posizionati nei belvedere più suggestivi della zona, sembrano danzare con il paesaggio. Un piccolo gesto anonimo, per lo meno per qualche giorno, che ha destato la curiosità di molti, dalle tante persone che non si sono fatte sfuggire un selfie al tramonto, ai mass-media locali che hanno riportato la notizia più volte e alle istituzioni che hanno apprezzato le installazioni come punto di contatto con il territorio.
Un’iniziativa che non trascura gli obiettivi imprenditoriali della palestra, ma li mette in equilibrio con quelli comunitari. Un piccolo esempio di come la propria passione, il proprio mestiere possano uscire dalla comunicazione classica e diventare un pezzettino del proprio territorio.