30 ottobre 2020  |  Graziano Giacani

 Toccare il futuro 

Che futuri ci attendono?

Sicuramente non è una domanda di facile risposta, soprattutto di questi tempi in cui ogni giorno dobbiamo fare i conti con avvenimenti che mettono a dura prova le nostre certezze. Ma non tutto è perduto: tra i tanti futuri possibili ce n’è uno che, ne siamo certi, sarà radioso per il nostro Paese. Parliamo di quel futuro che potrebbe essere costruito da giovani che hanno la capacità di saper trasferire tutto il loro bagaglio formativo e le nozioni apprese durante il proprio percorso di studi per valorizzare la cultura, il saper fare e le eccellenze del nostro territorio.

Questo è quello che abbiamo pensato appena terminato il workshop che abbiamo tenuto presso l’ISTAO (Istituto Adriano Olivetti di Studi per la Gestione dell’Economia e delle Aziende) dal titolo “Toccare e gustare l’identità di marca” nell’ambito della Scuola di Governance per lo sviluppo a base culturale. Quello che ci ha colpito dei ragazzi che hanno partecipato sono la tenacia e la concretezza nel portare a termine il lavoro da svolgere in pochissimo tempo, e quello che ne è uscito è sorprendente e di buon auspicio.

L’obiettivo dei due gruppi di lavoro era quello di creare la nuova immagine di un’eccellenza della nostra terra come il Verdicchio, tramite due vini da immettere in due mercati molto diversi tra loro: quello italiano Horeca e quello internazionale destinato alla GDO specializzata. Nel primo caso per un pubblico giovane e informale, nel secondo per un più ampio mercato nordeuropeo attento all’alta qualità dei nostri prodotti.

È così che i ragazzi della classe hanno dato vita all’identità visiva di “Gale8” un Verdicchio spumantizzato, leggero e dai profumi morbidi; ideale per conversazioni interessanti e per nuove conoscenze profonde, come suggerisce il nome “Galeotto”.

L’altro possibile brand progettato è “Cellarium”, un Verdicchio di Matelica barrique, dal sapore intenso e corposo che nasce da una storia antica, quella dell’Abbazia di Roti e dei suoi monaci, amanti del buon vino. Il nome si ispira a due spazi simbolo di questo luogo, molto diversi ma allo stesso tempo simili tra loro: il cellarium, dove i monaci conservavano le vivande dell’abbazia e dove, tra una preghiera e l’altra, qualche bicchierino sarà stato bevuto; e le cellette dove le particolari api che caratterizzano questa zona incontaminata, custodiscono il loro prezioso miele.

Due lavori differenti, due obiettivi lontani, ma un unico determinato entusiasmo che hanno portato questi ragazzi a interagire con i nostri art director per realizzare l’immagine e il packaging dei due vini.

Vista la bellezza e la profondità del lavoro realizzato, il nostro invito ai produttori di vino locali è quello di adottare questi due progetti, contattando direttamente i ragazzi che li hanno progettati o l’ISTAO , che ha ideato e voluto fortemente una scuola di formazione che metta al centro l’essenza della nostra cultura in ogni sua forma.

Un grazie sincero a tutta la scuola di formazione manageriale ISTAO che ci coinvolge spesso dandoci la possibilità di vivere queste bellissime esperienze. 

Infine ringraziamo per l’impegno e la bravura ognuno dei ragazzi che hanno partecipato al workshop: Ilaria Ferretti, Elena Tartari, Roberta Gentile, Camilla Giaconi, Elisa Mengoni, Francesco Montignani, Giulia Giovanelli, Anna Mastrovincenzo, Margherita Turci, Rebecca Schiaroli, Francesco Mutignani e Mattia Giancarli.