13 gennaio 2014  |  Graziano Giacani

Pinocchio: mille forme per un contenuto

Ebbene si, Pinocchio ha compiuto 130 anni. Correva l’anno 1883 quando l’editore Felice Paggi pubblicò la prima edizione delle “Avventure di Pinocchio, storia di un burattino”.

La cosa che mi affascina di Pinocchio è la moltitudine di interpretazioni che in modo costante nel corso degli anni sono state fatte, dalle bellissime illustrazioni di fine 800 inserite nelle varie edizioni, ai fumetti di inizio secolo, ai vari cartoni animati, ai bellissimi film realizzati, da Comencini a Benigni. Epoche, tecnologie e gusti completamente diversi, hanno contribuito a far evolvere stili visivi di ogni genere. Si passa ad una figura snella, dura nelle forme, delle bellissime illustrazioni in china di Enrico Mazzanti, alla versione Disney con occhioni grandi e con una morbidezza dei movimenti più vicina alla gomma piuma che al legno, allo stile filodrammatico del film di Comencini dove, con maestria, viene raccontata la vita dura dell’Italia dell’ottocento. Le luci fredde gelano la scena valorizzando la scenografia, dove ad esempio il letto di Geppetto, scomodissimo formato solo da una tavola di legno, fa pensare ad una sofferenza continua contrastata dall’ottimismo del personaggio, fino all’interpretazione di Benigni quasi felliniana e fiabesca a “visioni” come Pinocchio 3000 dove il burattino di legno si tramuta in acciaio e bulloni.

Dove è finita la coerenza visiva che mi sta tanto a cuore? Per fortuna non c’è mai stata. Credo che la forza di Pinocchio non sia lo stile grafico, visivo, di una versione piuttosto che un’altra, magari mio nonno lo identificava nei disegni a china come io lo immagino con il tratto Disneyano, ma la vera forza è il contenuto della storia espresso da semplicissime regole che dettano la forma: un burattino bambino con il naso che si allunga. Una semplicità sbalorditiva tipica delle grande opere che permette di adattarsi alle epoche e non passare mai di moda.

Allora sì che il contenuto è più importante della forma. Parola di Graziano, non di Pinocchio.

Articolo di repertorio pubblicato dal precedente blog granodesign.it.