29 marzo 2021  |  Graziano Giacani

 L’identità del Borgo 

“Ci sono viaggi che si fanno con un unico bagaglio: il cuore”

  — Audrey Hepburn

Questa è la citazione più rappresentativa del progetto che racconteremo in questo articolo. Non è un caso che proprio in questo periodo di blocco totale, dove il viaggio inteso come spostamento è praticamente annullato, la parola “viaggio” sia al centro di un progetto che ha come obiettivo principale quello di rimanere ben saldi alla propria terra. Un viaggio quindi nelle proprie origini, nei gesti senza tempo dei mestieri, nelle storie dei nonni, nelle stradine e nelle piazzette del borgo in cui si è nati, e magari da cui si è fuggiti negli scorsi anni.

BorgoLand è la cooperativa di comunità immaginata e creata dagli abitanti di Staffolo, un piccolo paese fra le colline marchigiane, e si pone l’obiettivo di valorizzare e riqualificare il suo tessuto sociale, economico e culturale: un sistema che concretizza a suo modo quel processo di metamorfosi culturale che ci sta portando a reinterpretare il ruolo della città e della provincia.

 
 

Come sottolinea Antonio De Rossi (architetto e docente presso il Politecnico di Torino dove dirige l’Istituto di Architettura Montana) in un bellissimo articolo sull’Huffington Post,

si tratta di una metamorfosi che trova le sue ragioni nella crisi ambientale e climatica, nel venire meno dei modelli di sviluppo tradizionali, nel deteriorarsi del ruolo propulsivo delle grandi città. Di fronte a tutto questo, per la prima volta dalla nascita dello Stato unitario, le aree interne vengono viste come uno spazio di opportunità e di libertà, non più necessariamente come un mero sfondo paesaggistico – intriso di presunte valenze morali e tradizionali – delle metropoli. Oggi molti giovani vedono nelle aree montane e interne non un problema, ma un luogo centrale e privilegiato dove sviluppare progetti di vita, di imprenditorialità e di economia in linea con l’ambiente e con una certa idea di società”.

È proprio nell’identità del borgo la sfida che ci attende, per accendere sempre di più l’interesse sul modo di vivere, di pensare e di creare delle micro comunità. Dalle ville romane, alle abbazie e ai castelli, fino ai piccoli paesi immersi nella campagna: sono questi i catalizzatori di arti e di mestieri che nei secoli si sono evoluti in modo autonomo, secondo le peculiari caratteristiche sociali e logistiche di ogni specifico territorio, creando quella forte caratterizzazione locale che rende l’Italia il Bel Paese.

 

Il biroccio originale di famiglia recentemente restaurato da Sergio Emiliani

 

Per dare corpo ad un progetto così profondo ci siamo immersi completamente nelle atmosfere rurali più genuine, trovando nell’arte della decorazione dei birocci, i tipici carri agricoli che trainati da buoi solcavano i campi marchigiani fino al secolo scorso, il carattere stilistico per trasmettere i valori del progetto su ogni strumento visivo. Dal marchio al format grafico, alla caratterizzazione di personaggi tipici che racconteranno in prima persona i pensieri del borgo.

 

Staffolo, insieme al suo progetto, è pronto a dare vita a questa sfida così coinvolgente che ci farà toccare con mano uno dei valori più preziosi che abbiamo, l’identità della nostra comunità.

 
 
 

Ricerca, studio e illustrazioni ispirate all’arte contadina (sopra ▲), che prendono vita nel video lancio del progetto (sotto ▼).

 

L’identità visiva di BorgoLand nasce dagli antichi tratti e stili delle decorazioni fatte a mano sui carri agricoli tradizionali. Santi, contadini e tutti gli altri protagonisti di una piccola comunità rurale, rappresentati in stile naïf dagli artisti locali dell’epoca o dai mezzadri stessi.

Il carattere tipografico che abbiamo realizzato su misura porta in sé le forme incerte e rotonde dei testi che certificavano la proprietà o l’autore del carro, insieme ai colori sgargianti e alle cornici creano il marchio e il format grafico di questo progetto che ha l’obiettivo di far rivivere il borgo partendo dalle proprie origini.

 
 
 

Dal libro di Glauco Luchetti, “Il Biroccio Marchigiano“, Tipografia Robuffo, 1967

 
 

Schema di costruzione del marchio (sopra ▲) e applicazioni grafiche, come le cartoline (sotto ▼).